La teca per “Le parole che non ti ho detto”, uno strumento che aiuta ad elaborare il lutto

Biglietti che scolpiscono una memoria  destinata ad attraversare il tempo

articolo di Cristina Riello tratto da SOCREM News ed. ottobre 2021

Nel mese di ottobre 2020, noi della SOCREM Torino decidemmo di commemorare le persone decedute nei mesi più critici dell’emergenza pandemica, durante i quali le celebrazioni funebri erano state sospese. Le cerimonie si tennero nel Giardino della Serenità del Tempio Crematorio di Torino dove, a metà del percorso, avanti ad un albero secolare, fu posta una teca in cui è stato possibile, e lo è tuttora, deporre degli scritti in memoria delle persone care scomparse. Le narrazioni e le poesie, i brevi messaggi, frutto di tutto “ciò che non è stato detto”, presero voce all’interno di un nuovo spazio e un nuovo tempo, rimasti per diversi mesi come sospesi.

Abbiamo cercato di ripartire da lì per provare a dare una possibilità di chiudere un cerchio rimasto aperto perché qualcosa è venuto meno, ovvero la possibilità di commemorare insieme. Lo abbiamo fatto nell’intento di recuperare, almeno in parte, un tempo perduto e dedicato ad una ritualità funebre per molti fondamentale al fine della elaborazione del lutto.

Il rito funebre può svolgere diverse funzioni tra cui: impedire di negare l’accaduto, proteggere da emozioni spesso devastanti e, a volte, generare un’energia rassicurante e protettiva. Dal punto di vista sociale, il rito funebre rinsalda il senso di appartenenza alla comunità e la solidarietà che ne consegue, consente di onorare il defunto attribuendo un valore intrinseco alla sua vita e generando conforto per chi resta.

Cosa può essere accaduto, quindi, nel periodo in cui tutto ciò è stato impedito a causa dell’emergenza sanitaria?

Nel processo di elaborazione del “lutto senza corpo”, l’assenza del rito funebre può rappresentare una vera e propria rottura della struttura delle norme sociali, culturali e religiose, lasciando tempo e spazio come “congelati” e sospesi, bloccando la possibilità di guardare avanti. Ecco che “riavviare” almeno in parte questo processo interrotto, può essere di fondamentale importanza ed è ciò che noi abbiamo cercato di fare appena è stato possibile: collocare nel tempo i ricordi e le emozioni rimaste sospese, rinnovare il senso di appartenenza lacerato dalla perdita e rendere possibile espressione e comunicazione dei vissuti di chi è rimasto.

Ascoltando le testimonianze di chi è stato coinvolto in un lutto è possibile affermare che l’esigenza di comunicare il proprio sentire può rimanere viva nel tempo, magari per sempre. In un prossimo futuro potremmo pensare ad una sorta di “diario virtuale” che potrà contenere una raccolta di scritti dedicati ai propri cari; un modo tangibile per mantenere viva la memoria collettiva ed individuale, una comunicazione che attraversa il tempo e che può assumere aspetti differenti e in un incessante sviluppo coinvolgendo emozioni e contenuti, così come il trascorrere del tempo cambia l’individuo.

Alla luce di tutto ciò, la teca posta nel Giardino della Serenità, ha svolto e può ancora svolgere il ruolo di “contenitore” dei pensieri scritti che sono emersi e che potranno ancora farlo in qualunque momento della nostra vita vissuta con l’assenza di chi è venuto a mancare.
Per tale motivo questa teca rimarrà nella sua sede senza un tempo definito e sarà nostra cura pensare nuovi momenti per continuare a dar voce alle “parole che non ti ho detto”.

 

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Cristina Riello è una cerimoniera della SOCREM Torino